Poca fantasia, ma un monte di muscoli: state certi che Pittsburgh disfatte come quella di Foxboro a domicilio dei Patriots di Week 1 non ne beccheranno più. Potrete vederli perdere qualche partita di troppo, anche scioccamente come a San Francisco due settimane fa, ma non sentirete mai coach Tomlin o qualsiasi giallonero pescato a caso implorare basta ad avversari, superiori – come i Ravens – o meno che siano. Questa è sempre stata la filosofia-Steelers, questa resta la filosofia-Steelers, con o senza i Brown, i Bell, i Roethlisberger. La propria Baltimore, invece, rispetto alle due sconfitte contro Chiefs e Browns (dopo soprattutto quest’ultima) sembra averla modificata: Jackson correrà come prima e con lui Ingram e Edwards, ma senz’altro lancia parecchio di più, corto-medi di avvicinamento soprattutto. Quello su Andrews che chiude il 3rd e 8 da cui, anche per causa di una flag contro Watt, i Ravens segnano al calcio con Tucker. Subito un esempio di quanto dicevo più su: 4 minuti di imbarcata-Steelers tra l’intercetto di Bynes a Washington (smarcato da un passaggio in emergenza di Samuels) sulle loro 15, altre due flag da scontare con Barron e Tuitt (una – a punire Skura – per Baltimore) e Ingram che entra senza bussare in endzone, altri due di gloria con 19 yards di corsa per Conner e la catch and run direzione touchdown di Smith-Schuster attorno alle 20. Persa una prima occasione di tenersi a distanza da avversari tanto rognosi, i Ravens – che tutto vogliono da questa partita tranne che tirarsi dietro gli Steelers da qui alla fine -, andranno subito all’assalto per guadagnarsene una seconda. La troveranno tra una corsa di Edwards, due catch and run da 35 yards di Hurst e Andrews e il missile di Jackson in endzone con ferrea presa in salto di Marquise Brown. Sembrerebbe lo strappo buono: Baltimore paga con lo sconto – due field-goal di Boswell – altrettanti intercetti a Jackson di Kelly e Hilton, ma il 13-17 gonfia comunque di adrenalina gli Steelers. Prima di andare in spogliatoio Watt e Williams sackano due volte Jackson, a metà terzo quarto Bush ruba palla a Boyle, in disequilibrio su una ricezione altezza 43 Pittsburgh, Rudolph si immola – colpito da Judon, uscirà per infortunio - per dar via un pallone d’oro (3rd e 11) a Washington, lo stesso pallone che, gestito da Hodges – battezzato pure lui da Carr con una Pass Interference da -7 yards - e passato per le mani di McDonald, Conner recapiterà in endzone. Sotto per la prima volta nel match i Ravens riaccelerano: non nella prevedibilità di una corsa di Jackson o Ingram, ma con le ricezioni-avanzate di Snead e Brown. In soccorso ai gialloneri di casa la solita penalità (fallo di Boyle, Baltimore segna il 20 pari con Tucker dalle 26), per gli ospiti la fortuna dei millimetri su una corsa di Edwards dalla sua endzone che Heyward e Tuitt fermano proprio al primissimo ingresso nel campo del runningback dei Ravens. Senza considerare almeno tre intercetti - Fitzpatrick e Williams su Andrews e Boyle per Pittsburgh, Levine su Samuels per Baltimore – che non si concretizzano per meno di niente. Boswell allontana il supplementare calciando dalle 33 il 23-20, Baltimore lo agguanta a 10 secondi dal termine con Tucker dalle 46 e se lo aggiudica con un altro field-goal del suo kicker (identica distanza di quello del 23-23). Strameritata la cena che, in segno di devozione, i compagni gli offriranno una volta tornati nel Maryland: ma almeno un caffè a Humpreys che tocca, fa cadere e atterra su un pallone letteralmente rapinato a Smith-Schuster, qualcuno glielo pagherà?
Fabrizio Mancini Le lunghe notti della NFL
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