Rams troppo superiori, ma non in un invidiabile stato di salute. Quando è così la vittoria da facile pronostico, secondo il credo di un coach come McVay, va centrata evitando di inciampare anche nell'insidia più inoffensiva, come potrebbe essere, ad esempio, l'ubicazione in campo neutro di questo match londinese. Senza la necessità di entusiasmare nessuno con chissà quale football strappa-appalusi, ma facendo tutto quello che serve come si deve, vivendo – ma non vivacchiando – su ogni parziale maturato via via. Non può farlo sul 3-0 di Zuerlein L.A., che Cincinnati riprende aggiustando due terzi (Eifert) e un 4th down (Boyd, al piede segna Bullock dalle 28), nè sul 10-3 (touchdown Reynolds, ma che lavoro sporco di Kupp con due ricezioni da 54 yards su un 3rd e su un 3rd e 8), rimontato pure questo dalle run-Bengals di Bernard e Mixon (per lui anche il corto esterno conclusivo in touchdown: palla prevedibile, Rams troppo pigri nell'opposizione). Perché evidentemente per ‘aprire’ (anzi, proprio per spalancare) il campo dei Bengals in una partita come questa, in cui la sparring-partner di turno non è proprio squadra da 0 vittorie, serve uno scivolone maldestro (e non è una similitudine) di Webb, che cade proprio quando Kupp gli riceve di fianco il passaggio trasversale di Goff e infila strada libera per 51 yards. La svolta che ferma anche Dalton (sack di Fowler) e, nel terzo quarto, Goff, l’ottimo Kupp e due run – con lancio finale dell’ovale in tribuna - di Gurley (24-10) alimentano. Cincinnati andrà vicino a intercettare Goff con Vigil, Dalton incamera due sack da Okoronkwo e Donald e completa altri due 4th down (13 e goal) su Boyd e Morgan, bloccato dentro le 5 californiane da almeno un quartetto di avversari. L'ultimo – diretto a Tate – lo annulla in endzone Robey.
Fabrizio Mancini Le lunghe notti della NFL
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