Poveri Bears: Trubisky fa giocare niente l'attacco e fin troppo la difesa: Philadelphia, perciò, sconfigge Chicago molto più agevolmente di quanto non le fosse riuscito nei playoff del passato campionato, ma molto meno di quanto avrebbe potuto oggi una squadra che nei primi 17 minuti e mezzo di partita tiene palla per 14 ma segna solo - due volte - di field-goal. Eppure Wentz e Ertz è asse immarcabile e tema svolto con frequenza dagli Eagles (che con loro edificano il 12-0: Elliott mette fuori l'extrapoint), cui dicono bene anche i periodici cambi di fronte su Hollins (incompleto su 4th e 1, ma con flag contro Williams) e l'ex Howard (run del 19-0, con il vizio di un fallo anche qui: violenza non necessaria di Jackson), mentre Sweat, Avery e Jenkins sackano un Trubisky che definire spaesato è fargli un elogio che, invece, il quarterback di Chicago si merita - ma ringrazi anche una Philadelphia impreparata - quando lancia 53 yards su Gabriel, corre per 8 e smista a Montgomery la corsa corta del 7-19. Il sack di Floyd a Wentz gli dà modo di dar conferma di un improvviso stato di grazia che Chicago spreme fin quando può: riecco Gabriel a spingere - Eagles ancora troppo passivi su un'azione da contrastarecon tutt'altra aggressività - e con lui Patterson, Cohen e di nuovo - ad un'altra, sola yarda da calpestare per il touchdown - Montgomery. Wentz ritrova il recapito di Ertz e lo ricontatta: Phila, così, varca provvidenzialmente un 3rd e 3 e poi (con Goedert) un 3rd e 9 vitale perchè Elliott segna al piede il +9 e calcia il kick di ripartenza che Shaheen manca in presa per la ricopertura-Eagles di Riley.
Fabrizio Mancini
Le lunghe notti della NFL
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