Copio e incollo l’incipit del mio articolo di domenica scorsa sull'ultima partita dei Pittsburgh Steelers:
‘Poca fantasia, ma un monte di muscoli: state certi che Pittsburgh disfatte come quella di Foxboro a domicilio dei Patriots di Week 1 non ne beccheranno più. Potrete vederli perdere qualche partita di troppo, anche scioccamente come a San Francisco due settimane fa, ma non sentirete mai coach Tomlin o qualsiasi giallonero pescato a caso implorare basta ad avversari, superiori – come i Ravens – o meno che siano’.
Una teoria che qui voglio integrare: ‘Nessuno ha speranza di battere gli Steelers se sbaglia quanto hanno sbagliato i Los Angeles Chargers stasera’. Mille volte di più che contro i Broncos domenica scorsa, e quel che è davvero grave ancora in casa. Gordon – che tra i padroni di casa sarà il più prolifico cacciatore di yards stasera con un miserrimo 18 su 8, e abbiamo detto (quasi) tutto, sconta la lunga lontananza dall’ambiente (colpa sua), Rivers sembra un rookie col tremolìo del debutto a gambe e mani: guardate che parabola prende l’inguardabile screen-pass arretrato che Bush tira su dall’erba altezza 9 yards e porta in touchdown neanche due minuti prima di intercettare il quarterback californiano sulle ultime 46, divise per tutti e sei (su sei) down dei quali Hodges incarica Conner (14-0). Johnson e Snell lo fanno rifiatare per altri due, poi il motore del 30-Steelers si riaccende e l’intero defensive-team di L.A. gli srotola davanti un'altra volta il tappeto rosso. Chargers che, giusto per non farsi mancar nulla in un primo tempo obbrobrioso, calciano sul palo con McLaughlin il field-goal del 3-21 dalle 43, quello che dall’altra parte non sbaglia Boswell tra un fumble sventato da Hodges, un'unica flag contro Pittsburgh (holding offensivo di Smith-Schuster) e quattro a favore, una per violenza non necessaria (Davis su Johnson), due – ancor più evitabili - per offside (Jones e Bosa), l’ultima (King) per condotta antisportiva. Perché giornata-no, anzi No, con la N maiuscola, e passivo umiliante chiama inevitabilmente nervosismo, in qualsiasi sport. Possono addirittura permettersi di fermarsi qui gli Steelers, a 24 punti di cui 21 di margine: 14 se li faranno rimontare e arriveranno quasi senza energie al traguardo, ma nessun segnale di incoraggiamento arriverà mai agli avversari, cui lasceranno combattere fino all’ultima speranza la più inutile delle battaglie di Pirro, questa nemmeno coronata dalla vittoria effimera di cui racconta la storia romana. Dove Pirro è proprio Rivers che, a danni ormai fatti, lancia in endzone Henry per la marcatura di due touchdown identici dopo il field-goal, questo a segno (McLaughlin) per il 3-24, e a 40 secondi chiude in bellezza con l’intercetto di Sutton.
Fabrizio Mancini Le lunghe notti della NFL
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