Ha realizzato in 24 ore i sogni della sua adolescenza: vincere un Superbowl a Miami per poi, spostandosi nella vicina Orlando, visitare Disneyworld. Ce l'ha fatta grazie al suo sterminato talento Patrick Mahomes, ma è soprattutto la mentalità che fa grande un giocatore e quella il quarterback dei Kansas City Chiefs, come da lui stesso dichiarato ieri in una intervista alla ESPN, al suo arrivo nel Missouri tre stagioni fa non se l'era certo portata da casa.
'A Kansas City ho trovato chi me l'ha insegnata - le parole di Mahomes, eletto anche MVP del Superbowl -: mi riferisco ad Alex Smith, che dopo la partita mi ha mandato un sms di congratulazioni. Non era a Miami con noi Alex, ma se in questi anni ci siamo convinti di essere all'altezza di una vittoria come questa lo dobbiamo anche a lui'.
Bello davvero il pensiero di Mahomes al collega al quale ha fatto da riserva nella sua stagione da rookie e che, l'anno dopo, è rimasto vittima con la casacca dei Washington Redskins di un infortunio alla tibia che, già serissimo di suo, ha rischiato di aggravarsi in maniera letale per l'insorgere di un'infezione contratta dopo un primo intervento chirurgico cui, a causa di questa complicazione, se ne sono succeduti altri 16. Proprio pochi giorni fa Smith ha fornito al Washington Times gli ultimi aggiornamenti sul suo stato di salute, dicendosi fortunato di essere ancora vivo, ma di non avere ancora perso le speranze, un domani, di poter tornare a giocare, a dispetto dei suoi quasi 36 anni.
Fabrizio Mancini Le lunghe notti della NFL
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