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Fabrizio Mancini

Diggs e Cousins stratosferici, Philadelphia non li prende mai

Aggiornamento: 18 ott 2019

Minnesota bisognosa di vincere per non far scappare Green Bay in Division, lo stesso - o anche per prendersi la testa del proprio girone ora che la differenza tra loro e i Dallas Cowboys arride ai texani appena per un pugno di punti - gli Eagles. Che, però, ed era già accaduto, un po’ partono male, un (bel) po’ si scontrano con uno stratosferico Kirk Cousins (per la prima volta in assoluto, di contro, su livelli del genere): gran trasversale per il 7-0 a Thielen, con il quale costruirebbe il touchdown del decennio se Jenkins non intervenisse a disturbare il 19 gialloviola nel compendio di una ricezione favolosa pur senza il beneficio del completo. Un peccato, ma se Bailey porta Minnesota in doppia cifra con il field-goal dalle 39 (al quale – dopo un rischio-intercetto di Kendricks su Wentz-Agholor – controbatte dalle 53 Elliott), Cousins – 48 yards di lancio – e Diggs – 31 di corsa dopo la presa – la catapultano a +14. Philadelphia è già con l’ansia: 4th e 2 mancato Wentz-Jeffery, Cousins invece supera sé stesso aggiungendo in tutta tranquillità una dozzina di yards a quelle silurate sul profondissimo del campo Eagles nella precedente invenzione del 14-3. Il destinatario di questa mostruosità da 60 esatte è sempre Diggs: 21-3 Vikings. Sarebbe disumana una prosecuzione del genere per Minnesota, anormale allo stesso tempo che Philadelphia si butti via così presto: Wentz emula Cousins smarcando lungo Sanders (catch and run e 10-24) e Sendejo è pronto alla presa sulla comica carambola dell’ovale sul casco di Diggs. Ma sono accortissimi anche i Vikings ad intuire – con Griffen – il trucco di Elliott che, invece di andare di field-goal per l’eventuale e non disprezzabile -11 di metà match, lancia Goedert, subendo un beffardo intercetto con ritorno. Non disprezzabile, è bene ripeterlo, perché la più spicciola delle aritmetiche da fanta-football, con l'eventuale calcio a bersaglio, vorrebbe gli ospiti sul 20-24 (e non sul 17-24 che ne viene fuori) quando, al 3° minuto del terzo quarto, Jeffery ferma in endzone il ‘passaggino’ di Wentz, eccelso nell’uscita di tasca e nel reperimento dello spazio minimo centrale da cui calibrare il corto in avanzamento: se non, addirittura, sul 23-24, quando il -4 di cui sopra diventa ‘reale’ sul serio per il field-goal di Elliott dalle 40. Se Minnesota, sotto di quel distacco minimo solo ipotizzato, avrebbe comunque – come accadrà – ripreso a macinare lo stesso con le cadenze del primo quarto non possiamo escluderlo, nè asserirlo: in entrambi i casi quella dei Vikings è ugualmente una rinascita da pelo sullo stomaco, con Cousins che – pluripressato – manda in corsa una palla clamorosa da Johnson e si ricollega dopo una vita con Diggs smarcandolo in touchdown dalle 17 yards, ben 6 al di qua dello scrimmage. 31-20, e Philadelphia si smarrisce ancora: Delay of Game e -5 yards, oltre ad un sack doppio Alexander-Kendricks su Wentz, con Cousins che fa entrare in scena Mattison, Rudolph e la corsa breve per il touchdown di Cook. Per Wentz arriva un altro sack (di Hunter) e l’intercetto di Alexander, su Ertz si abbatte invece Kendricks per il recupero del possesso – e ritorno dal 19 yards – di Barr. Vince Minnesota 38-20.

Fabrizio Mancini Le lunghe notti della NFL

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