Patrick Mahomes può permettersi di prendere due intercetti di fila, giocare come sa altrettanti quarti su quattro e vincere il titolo di MVP del Superbowl. D'accordo, una prassi della NFL assegnare il riconoscimento al quarterback della squadra vincente, ma uno giovane come lui - 23 anni compiuti a settembre - non ci era mai riuscito finora, e pure questo è un primato da ragazzino predestinato con la non indifferente fortuna di aver potuto decidere, in età collegiale, del proprio futuro scegliendo tra due sport, il football americano e il baseball. A me piace, di solito, addentrarmi nei cunicoli delle partite e, avessi dovuto assegnarla io la palma di miglior giocatore di Chiefs-49ers l'avrei consegnata ex aequo a Damien Williams e Sammy Watkins, che delle intenzioni geniali della mente di Mahomes sono stati, quando bisognava e solo quando bisognava, gli esecutori perfetti. Watkins, con 98 yards messe a bordo in appena 5 prese batte in spessore di prestazione anche Tyreek Hill (105 in 9, numericamente il ricevitore migliore dei Chiefs), Williams ha aspettato il momento del touchdown della sicurezza per infilare la sua corsa più ricca (38 yards su 104, le 66 rimanenti suddivise in altri 16 allunghi). Senza di loro sarebbe stato parimenti esaltante il 26/42 di Mahomes per 286 yards passate e 29 corse, due touchdown e, come detto, due intercetti? Difficile.
Fabrizio Mancini Le lunghe notti della NFL
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