Contro Pitsburgh la tipica, strenua volontà dei Panthers dovrebbe essere ancora più tipica, o ancora più strenua, se volete. Partita associabile, in considerazione delle qualità dell'avversaria, a quella che Carolina ha perso da Baltimore in Week 2: l'impegno e l'organizzazione, da soli, non portano vittorie se la squadra che profonde parecchio di entrambi gioca bene, ma non produce in proporzione. E' proprio per questo che Rhule si presenta con Sam Darnold in cabina direttiva: Marshall gli tiene un 3rd e 6 esterno portandolo in tuffo oltre Norwood, sempre dalla stessa parte c'è D.J. Moore ad obbedire alle indicazioni dell'ex Jets, lungo poi in corsa da Anderson su un 4th e 2 altezza 20, ma incompleto per l'ottimo controllo di zona che gli organizza intorno la linea-Steelers. Avvio non confortante per Carolina: quasi 10 minuti di drive senza smuovere il punteggio e con Spillane a tirar dietro lo scrimmage Hubbard per un 3rd e 6 che Darnold allarga ancora da D.J. Moore, sempre su quella proficua sponda destra dell'attacco-Panthers. Quando Millebrew/Jones non si piegano a Ricci (3rd e 2), Rhule ordina field-goal (ok Santoso, 3-0) da oltre metacampo, ma è ancora troppo presto per augurarsi la giornataccia di Pittsburgh preannunciata dalla concertazione corta Haskins-Watt, con svirgolata manuale del fullback giallonero per l'intercetto volante di Burns sulle 27 avverse, dove infatti Jamir Jones sacka Darnold e Slye non onora neanche il contentino di un field-goal, messo out dalle 49. Pittsburgh prova allora ad esporsi con Claypool, ma Haskins conserva sì ma in ritardo di mezzo down sullo scrimmage un ovale maltrattato sullo snap di un ricaricato 1st e 10 sulle 42 di Carolina: gli arbitri, poi, sanzionano l'aggressione fallosa di Buddy Johnson sul punt di Charlton mancato da Sexton e, dalle 18, ripreso e recapitato in endzone da Kirkwood. Questo sport, però, si chiama football come il calcio in Inghilterra, ma il suo regolamento non contempla la regola del vantaggio: Carolina, perciò, che riprende dalle 15 di Pittsburgh nel forte sentore di un'altra occasionissima gettata al vento, deve ricredersi sula catch and run centrale di Marshall che spiana Spillane prendendosi la scia di un blocco - involontario? - di Matt Paradis (10-0). Burns ora in veste di buttafuori contro Snell su un 2nd e 8, dall'altra parte c'è Pierre parimenti risoluto su Hubbard: Darnold smista quindi un 4th e 1 verso D.J. Moore, Anderson spende senza risparmio istinto e classe nel ricevergli in controtempo il 1st e goal del 17-0 dalle 8. Tornano dall'intervallo già stanchi di difendere gli Steelers, in campo con l'attacco per 1/3 scarso della durata del primo tempo: il ritorno di Hubbard è già impegnativo, Trumble risponde due volte di fila per 45 yards a Walker e Spencer Brown si lancia a fionda dalle 20 alla endzone per il 24-0 Carolina. Neanche Tomlin sa più cosa inventarsi per motivare i suoi: Dobbs e Samuels suonano la carica per lui, Sexton assaggia appena le 35-Panthers per il field-goal di Boswell dalle 52 (3-24). Rhule ha motivo di imprecare stasera solo per l'infortunio di Shi Smith, Pittsburgh molla di nervi - violenza non necessaria di Gilbert su Kirkwood - e perde anche gli ultimi residui riferimenti tattici quando Grier le trapassa al completo la redzone (31-3), con Gross-Matos che sacka Dobbs e Brooks-James che sbanda in corsa speronato da Chandler e svaligiato del pallone da Keith Taylor. Neanche le flag lasciano a secco (falsa partenza di Montero) i Panthers, nei pali dalle 27 con Santoso (34-3) e Steelers riconoscibili solo dopo l'ultimo two-minute warning con le incursioni di Anthony Johnson e - presa e giù in touchdown dalle 22, Middleton si stacca tardi dalla vigilanza di Feiermuth - McCloud. Davvero una partita da censura per Pittsburgh: Boswell sbaglia perfino l'extrapoint. 34-9 Carolina.
Contro Pitsburgh la tipica, strenua volontà dei Panthers dovrebbe essere ancora più tipica, o ancora più strenua, se volete. Partita associabile, in considerazione delle qualità dell'avversaria, a quella che Carolina ha perso da Baltimore in Week 2: l'impegno e l'organizzazione, da soli, non portano vittorie se la squadra che profonde parecchio di entrambi gioca bene, ma non produce in proporzione. E' proprio per questo che Rhule si presenta con Sam Darnold in cabina direttiva: Marshall gli tiene un 3rd e 6 esterno portandolo in tuffo oltre Norwood, sempre dalla stessa parte c'è D.J. Moore ad obbedire alle indicazioni dell'ex Jets, lungo poi in corsa da Anderson su un 4th e 2 altezza 20, ma incompleto per l'ottimo controllo di zona che gli organizza intorno la linea-Steelers. Avvio non confortante per Carolina: quasi 10 minuti di drive senza smuovere il punteggio e con Spillane a tirar dietro lo scrimmage Hubbard per un 3rd e 6 che Darnold allarga ancora da D.J. Moore, sempre su quella proficua sponda destra dell'attacco-Panthers. Quando Millebrew/Jones non si piegano a Ricci (3rd e 2), Rhule ordina field-goal (ok Santoso, 3-0) da oltre metacampo, ma è ancora troppo presto per augurarsi la giornataccia di Pittsburgh preannunciata dalla concertazione corta Haskins-Watt, con svirgolata manuale del fullback giallonero per l'intercetto volante di Burns sulle 27 avverse, dove infatti Jamir Jones sacka Darnold e Slye non onora neanche il contentino di un field-goal, messo out dalle 49. Pittsburgh prova allora ad esporsi con Claypool, ma Haskins conserva sì ma in ritardo di mezzo down sullo scrimmage un ovale maltrattato sullo snap di un ricaricato 1st e 10 sulle 42 di Carolina: gli arbitri, poi, sanzionano l'aggressione fallosa di Buddy Johnson sul punt di Charlton mancato da Sexton e, dalle 18, ripreso e recapitato in endzone da Kirkwood. Questo sport, però, si chiama football come il calcio in Inghilterra, ma il suo regolamento non contempla la regola del vantaggio: Carolina, perciò, che riprende dalle 15 di Pittsburgh nel forte sentore di un'altra occasionissima gettata al vento, deve ricredersi sula catch and run centrale di Marshall che spiana Spillane prendendosi la scia di un blocco - involontario? - di Matt Paradis (10-0). Burns ora in veste di buttafuori contro Snell su un 2nd e 8, dall'altra parte c'è Pierre parimenti risoluto su Hubbard: Darnold smista quindi un 4th e 1 verso D.J. Moore, Anderson spende senza risparmio istinto e classe nel ricevergli in controtempo il 1st e goal del 17-0 dalle 8. Tornano dall'intervallo già stanchi di difendere gli Steelers, in campo con l'attacco per 1/3 scarso della durata del primo tempo: il ritorno di Hubbard è già impegnativo, Trumble risponde due volte di fila per 45 yards a Walker e Spencer Brown si lancia a fionda dalle 20 alla endzone per il 24-0 Carolina. Neanche Tomlin sa più cosa inventarsi per motivare i suoi: Dobbs e Samuels suonano la carica per lui, Sexton assaggia appena le 35-Panthers per il field-goal di Boswell dalle 52 (3-24). Rhule ha motivo di imprecare stasera solo per l'infortunio di Shi Smith, Pittsburgh molla di nervi - violenza non necessaria di Gilbert su Kirkwood - e perde anche gli ultimi residui riferimenti tattici quando Grier le trapassa al completo la redzone (31-3), con Gross-Matos che sacka Dobbs e Brooks-James che sbanda in corsa speronato da Chandler e svaligiato del pallone da Keith Taylor. Neanche le flag lasciano a secco (falsa partenza di Montero) i Panthers, nei pali dalle 27 con Santoso (34-3) e Steelers riconoscibili solo dopo l'ultimo two-minute warning con le incursioni di Anthony Johnson e - presa e giù in touchdown dalle 22, Middleton si stacca tardi dalla vigilanza di Feiermuth - McCloud. Davvero una partita da censura per Pittsburgh: Boswell sbaglia perfino l'extrapoint. 34-9 Carolina.
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