Non da Patriots la sconfitta volontaria settimanale – 5 nelle ultime 5 al momento - per speculare sulla migliore chiamata al prossimo Draft, non da Steelers perdere due partite di fila a Pittsburgh, soprattutto contro altrettante squadre semi-escluse dalla corsa ai playoff. All’Acrisure, dopo Conner dei Cardinals, un altro ex, Smith-Schuster, fa dannare gli Steelers, che nelle 11 non allargano poi Mykal Walker quanto necessiterebbe per intralciare il 2nd e 7 Zappe-Elliott (7-0 New England). Il buono, per i gialloneri di casa, già cospicui di ritorno con Igwebuike, arriva dall’interferenza-Patriots che incolpa J.C. Jackson, altrimenti intercettatore di un 3rd e 6: Boswell accorcia di piede dalle 56 (3-7), ma di là è Peppers a riportar giù un intercetto stavolta pulito, Henry si eleva centralmente nell’aggancio del 14-3 NE, esaltando quindi una nuova conquista delle 25-Steelers (ancora Smith-Schuster da 3rd e 3 quasi triplo) in un suo mirabolante volo d’angolo sull’esterno-touchdown di Zappe (21-3 Patriots). Qui una doppia reverse - Austin – scuote la prevedibilità offensiva di Pittsburgh, nell’arretrare in endzone verso Diontae Johnson, lungo la pista aerea di un 2nd e 5, J.C. Jackson resta invece inesorabilmente attardato (10-21), con Zappe sackato da Heyward e intercettato da Walker, cui basta non farsi scappare un pallone alto deviato d’anticipo da Roberts: il senno del poi boccerà come prematuro il 4th down interno alle 10 ospiti sul quale, contro Warren, si lanciano profittevolmente Wilson/Bentley, nell’immediato però l’ostacolo di Killebrew al punt di Baringer, assieme ad una recidiva interferenza di J.C. Jackson punita dallo sneak di Trubisky, non negativizza troppo i retropensieri di Pittsburgh, a segno pure di conversione stretta (Freiermuth, 18-21). Meglio comprensibile il successivo 4th e 2 ordinato da coach Tomlin come ultima chance almeno per un pari-overtime, vanamente inseguito da Diontae Johnson, alla ricerca di una flag più che della palla. Vince NE.
Fabrizio Mancini
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