Evapora all’overtime di Nashville la speranza in una sconfitta dei Colts da parte di Houston che, così, può solo godersi la sconfitta (posticipata) dei Jaguars, mentre all’NRG cerca di fermare la marcia regale dei Broncos (5 W di fila prima di oggi) con Jordan/Singletary – dentro il field-goal di Ammendola, 3-0 Texans – e il sack basso di Anderson a Russell Wilson. Stroud, poi, fa chinare Nico Collins altezza 26 ospiti liquidando pure un 4th down, mentre a quello subito appresso provvede la violenza non necessaria di Singleton, prevalente su una simultanea falsa partenza di Tunsil: la run centrale di Pierce è il miglior congedo possibile da un drive decisamente sofferto (10-0 Houston), sull’entusiasmo del quale Stroud-Collins riprendono a duettare alla grande sul profondissimo, Ammendola tira con cura un altro field-goal (13-0 Texans) e dice bene pure al sack-fumble – ricoperto da Fant – di Jonathon Cooper. Troppo per Denver, ok dunque di run con Javonte Williams e (4th e 1) Wilson, l’impegno di Trautman/Jeudy non convince tuttavia i Broncos a rinunciare ad un field-goal di sblocco-punteggio (Lutz dalle 34, 3-13) e, restando immarcabile ogni combinazione Stroud-Collins, Ammendola ristabilisce il parziale appena ridotto (terzo field-goal a bersaglio del kicker di casa, 16-3 Texans): qui Wilson spiega allora come di certe assistenze lunghe, 45 yards, sia a sua volta ancora capace - addirittura più portentosa la ricezione in tuffo di Sutton tra Pitre/Ward (10-16) -, ma l’intercetto di Stingley fa pagare a Wilson un conto generale aperto poco prima dal recupero - Ogunbowale – di una persa da sack-fumble di McMillan. Stroud ad hoc da Collins anche di tocco (22-10 Texans, Moreau intercetta la conversione), con Wilson ad un obbligatorio riscatto rapido, con Jeudy e in proprio per il 17-22, guastato da un nuovo intercetto in quota di Stingley, abbonato di contro dal sack di Locke: la penultima parola del match va ai due 4th down di fila regolati da Javonte Williams/Wilson, l’ultima all’intercetto in endzone di Ward. Vince Houston.
Fabrizio Mancini
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