Pare abbiano scelto ormai di concentrarsi esclusivamente sull’incisività delle proprie operazioni d’attacco Bears e Dolphins: i primi certi di ricevere comprensione dopo la doppia cessione di Quinn e Roquan Smith, due colonne dell’opposta metacampo, gli altri strasicuri della durata eterna della strapotenza di Tyreek Hill, oggi vincente per 143 a 132 in una fantastica sfida all’ultima yarda con Justin Fields, cui di contro alleggeriscono il lavoro iniziale Pettis/Montgomery e un fallo di Crossen su Claypool per il field-goal a bersaglio di Santos dalle 32 (3-0 Chicago). Per Tagovailoa una bella risorsa anche Waddle, come del resto (3rd e 13) Sherfield: Hill sa far danni in endzone pur non toccando palla – interferenza e infortunio di Vildor -, Mostert trafora centralmente in endzone la barriera di cartapesta che i Bears edificano tra Pennel e Muhammad (7-3 Miami), mentre Fields esercita Claypool, entra nelle 30-Dolphins di doppio 3rd down con Montgomery e allarga Kmet in angolo-touchdown sulla guida rossa del blocco di St. Brown (10-7 Bears). La chiamata all’azione di Hill/Waddle uno dietro l’altro significa resa sicura da 39 yards per Chicago, Tagovailoa è un fulmine ad inoltrare strettissimo dal primo il 2nd e goal del 14-10 Dolphins, rallenta fin troppo invece il movimento di allontanamento-punt di Trenton Gill: Jaelan Phillips glielo ribatte, sulle 25 di casa Van Ginkel se lo trova perfettamente ripulito sulla strada del ritorno in touchdown (21-10), mentre le corse di Fields/Montgomery trasferiscono snap ovunque serva e Mooney decolla tra le nuvole per accaparrarsi sul fondo esterno della ednzone di Miami in soprannaturale acrobazia un trasversale 3rd e 8 dalle 16 (17-21). Scendono a pennello da Hill anche le quasi 40 yards del 3rd e 6 di Tagovailoa, ma incrocia out i pali-Bears il field-goal di un incredulo Sanders: la splendida run di Jeff Wilson minimizza il problema, il fendente Tagovailoa-Waddle da reverse fintata lo elimina dalle passività-Dolphins (28-17) un attimo prima, però, dell’aggiornamento forzato della stessa lista per la traversata da 61 yards – 3rd e 5 – di Fields, in endzone sul mini-blocco di Mooney una volta elusi due tackle preliminari. Punti-Bears aggiuntivi, poi, anche dall’imbeccata di conversione raccolta da Wesco (25-28), ma tenere al guinzaglio Waddle/Hill non è proprio cosa per Chicago e trova inoltre coordinazione in un baleno la presa bassa di Wilson, un tutt’uno susseguente con la schiacciata-touchdown in girata su Morrow (25-35). A field-goal calciabile, quindi, Tagovailoa sfida sulla pelle di Gesicki la sorte di un 4th e 6 incompleto nonostante il preavviso di uno snap riacchiappiato per miracolo: Fields, di contro, ne supera uno minimo, rilancia per 41 yards nelle 5 attraverso un 3rd e 1 e scopre Kmet sull’ennesimo lato aperto della endzone di Miami (32-35), che di nuovo disprezza la buona sorte di una contestatissima interferenza fischiata a Eddie Jackson prolungando all’estremo un altro down con un 4th e 1 Tagovailoa-Smythe imprendibilmente basso. Ingram sacka perciò Fields, gli arbitri qui non vedono un chiarissimo colpo sul casco di Waddle (Jaylon Johnson), tantomeno – dall’altra parte - la netta cintura di Crossen a Claypool, così da costringere Fields a tagliare su St. Brown un 4th e 10 a pochissime percentuali di innesto, peggio se con Xavien Howard alle costole. Vittoria-Dolphins, ma - con Waddle e Hill al meglio del loro meglio, che travaglio.
Fabrizio Mancini
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