Tanto tuonò che, forse, pioverà. A Myles Garrett non è bastato ottenere una semi-miracolosa - almeno quanto a tempistica - riabilitazione da parte della NFL dopo la rissa con Mason Rudolph in quell'ormai celeberrimo Browns-Steelers del 21 novembre scorso: questa sua partita nella partita il defensive-end di Cleveland l'ha invece voluta stravincere con arroganza, cercando ulteriore perdono pubblico con la storia dell'insulto razzista ('Stupid N-Word') rivoltogli - dice - dal quarterback di Pittsburgh, da cui l'inconsulta reazione del casco scagliato a piena forza sulla testa dell'avversario. Per carità, tutto perfettamente giustificabile se solo l'epiteto incriminato in questione lo avesse sentito qualcun altro oltre a lui: le indagini della NFL non hanno al contrario accertato nulla del genere, dando ragione così ai dinieghi di Rudolph. Che ha accettato il pagamento di una multa salata impostogli dalla Lega, ma non la cattiva pubblicità derivante dal suo presunto comportamento razzista. Ed ecco che allora nei confronti di Garrett potrebbe partire una denuncia per diffamazione, basata oltre che sulla mancanza di prove a conforto anche dal fatto che Garrett solo dopo aver appreso della sua squalifica a tempo indeterminato ha messo di mezzo la storia dell'insulto.
Fabrizio Mancini
Le lunghe notti della NFL
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