Monumento equestre a Houston per Deshaun Watson e DeAndre Hopkins, subito. Fattore campo a favore e un Mack in meno dall'altra parte elementi sufficienti per una imposizione, magari sofferta, dei Texans in questo fondamentale scontro diretto di Division tra due squadre in vetta con media pari e la prima disfida interna vinta da Indianapolis? Per niente: Colts piegati solo dal soprannaturale di almeno tre giocate eccezionali, a partire da una ricezione da 3rd e 6 di Hopkins sulle 44 di Indy, con solo i piedi dell’attaccante di O'Brien rimasti nel campo ad accertare il completo, Fells ad assicurare a Houston la presa delle 23 e Fairbairn a segnare un facile calcio dalle 35.I Colts restano i Colts anche senza Mack, al posto del quale c'è uno che di diverso pare avere solo la maglia: Jonathan Williams giù per 13 yards dopo l'intercetto in due riprese di Moore, lo seguono dalle 5 di Houston Brissett (7-3 Indianapolis) e, dall'altro lato, Watson che fa volare Johnson (23 yards) e (45) una palla meravigliosa fermata da Hopkins in touchdown. 10-7 Texans: prima degli spogliatoi Hilton, Ebron e Doyle si alternano alla guida di un drive rapido e incisivo, compendiato da Vinatieri con la trasformazione del pareggio-Colts e ripetuto a inizi terzo quarto nella forma, ma con più tempo a disposizione, da Brissett, Hines e Jonathan Williams a cui Il blocco di Joseph fa da sensore per il cambio esterno di strada destinazione endzone. Eccezione-Fuller per i lunghissimi di Watson (51 yards), il risultato è identico: Indy si ritrae, cavandosela bene sul quarterback di casa col sack di Banogu (da cui il field-goal di Fairbairn dalle 36), meno su Hyde (run da 33 yards) e sull'ennesima, surreale bomba di Watson dalle 38 calamitata dalle mani di Hopkins (20-17 Texans). A custodirla i compagni di difesa della premiata ditta con le cruciali opposizioni a Brissett (prima Joseph su Hilton, quindi Gipson su Pascal, infine il sack di Scarlett a centimetri dalla chiusura di un 4th e 7). Paura al tramonto per Houston, ma Leonard non si aggiudica la palla sul contatto con Watson.
Fabrizio Mancini
Le lunghe notti della NFL
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