Brady senza ricevitori, Brees senza la sua canonica, ma evidentemente non sempre infallibile, freddezza. Perlomeno ne sfoggia senz’altro di più Cousins in una stagione di costante progresso: così, un altro Grande Vecchio della NFL fora al primo chilometro della traversata dei playoff. Eppure, fin dalla partenza, la sua ammiraglia assiste il quarterback dei Saints con i riguardi che un monumento come lui merita: Thielen perde palla sull’attacco di Jenkins, Bell riprende e corre in direzione contraria, ma il suo piede sinistro calpesta il bianco dell’esterno-campo. Non è un deragliamento così importante, intendiamoci: ben più significativo è il dettaglio del sack di Hunter e Griffen (che riscatta subito un holding) a Brees (Lutz nei pali dalle 29) e il radicale cambio di registro richiesto da coach Zimmer, che impartisce ordini del tutto opposti a quelli del drive che i Vikings - e Thielen - hanno appena passato di mano. Minnesota è sciolta di run con Cook e Mattison, ma scivola se chi deve lanciare il pallone non lo fa per abitudine: trick-play scoperto alla velocità della luce da Jenkins e Brown che mandano al tappeto un indugiante Diggs. Field-goal del pari-Vikings con Bailey, ma anche lo sguardo troppo ipnotizzato al cielo della Louisiana sulla parabola da mezzo campo di Taysom Hill per Deonte Harris e con la lingua di fuori quando Kamara, passando su un blocco di Tre’Quan Smith, affonda in touchdown dalle 11. Per Minnesota ancora investimenti proficui sulle cavalcate di Cook, ma Cousins comincia a sentire fiducia anche dalle parti di Rudolph e Thielen (ancora Bailey da 3, 10-6 New Orleans), contagiando Brees che contravviene ai suoi radicati schemi di regia, terzo down nelle 30-Saints o no, sbagliando indirizzo su una sassata intercettata con ritorno da Harris. Cousins serve un altro paio di assaggi a Thielen e Cook è una folgore zigzagante dalle 11 (13-10 Minnesota), ma Deonte Harris ha i sensori nel casco per come e quanto gli riesca di annusare ogni spazio vuoto gli si pari davanti da un millesimo di secondo all’altro sulla pista di un ritorno da 54 yards. Brees su Michael Thomas non va certo al buio e sarebbero una discreta garanzia sia il field-goal, fallito invece da Lutz neanche da chissà dove (le 43) che l’attivazione di Kamara su un 3rd e 1. Non, però, nel modo sperimentato malamente - una sorta di screen-pass in orizzontale – da Brees con perdita di terreno, 16 yards totali tra questo placcaggio di Jaleel Johnson e un sack successivo di Griffen. Scolastici all’osso i Vikings, ma che coraggio con il lungo a scendere di Cousins per Thielen su un 3rd e 9 e il 3rd e 1 che, sull’ultima yarda, trova il muro di Marcus Williams a respingere Diggs. Cook penetra dalle 5 (20-10 Vikings), il replay non sembra dar ragione agli arbitri: ci sarebbe da discutere, più che sul superamento-palla della endline, anche su un pieno possesso che vacilla sul durissimo contatto del runningback gialloviola con Stallworth e su una falsa partenza di Reiff, sanzionata prima che New Orleans sacki con fumble Cousins e vada in touchdown con Cameron Jordan. Minnesota salva così il suo +10, ma non riesce ad intercettare una palla che picchia troppo veloce sulle ginocchia di Odenigbo, a proteggere il proprio territorio contro Jared Cook, a seguire Taysom Hill in endzone senza impedirgli di ricevere il pass di Brees dalle 28 (17-20) e a trasformare, a sua volta, in touchdown un 3rd e 8 altezza 39-Saints perché Gardner-Johnson è fantastico nel togliere l’ovale dai guanti di Hollins. Umori di continua variabilità nel finalissimo con appendice del Mercedes-Benz Superdome: esultanza scatenata per Taysom Hill che si muove con il teletrasporto in due run consecutive da 37 yards, mutismo sul sack-fumble a Brees ricoperto (Hunter-Holmes) dai Vikings, entusiasmo e delusione insieme sul contro-turnover di New Orleans Devin Cook-Klein intercettato e riportato in endzone dalle 38 da Bell, applausi di sprone per Thomas e Jared Cook che conquistano le 26 di Minnesota e di liberazione al 20-20 di Lutz al piede dalle 49 a 2 secondi dalla fine. Tantissimo, anche in questi playoff, da recriminare per New Orleans, tra chiamate arbitrali per niente convincenti, un sorteggio che parla vichingo e già diversi mea culpa da recitare, cui il defensive-team di Payton dovrà aggiungere l’esitazione di Robinson (si fa seminare da Thielen, che andrà a ricevere profondo sulle 2 dei Saints) e l’eccessiva attenzione di P.J. Williams al pallone piuttosto che a Rudolph sul lob esterno di Cousins in touchdown. 26-20 Minnesota.
Fabrizio Mancini
Le lunghe notti della NFL
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