Aspettate di vedere la partita di Baltimore per asserire che l’ingresso nei playoff delle migliori ristabilisca certe gerarchie e ridimensioni chi, nel Wild Card Round, le aveva messe in discussione. Resta meritato e certamente non casuale, pur se parecchio agevolato da fattori favorevoli inimmaginabili a tavolino, il blitz di Minnesota a New Orleans: fattori che San Francisco sta ben attenta a non causare, badando ad una produzione offensiva quantomai utile nella assoluta linearità di una serie di passaggi Garoppolo-Samuel-Sanders e l’ultimo arretramento sulle 9 per il 7-0 servito a Bourne. La pass-interference Whiterspoon-Diggs esula invece dalle raccomandazioni di Shanahan, incoraggia Cousins - 3rd e 2 ok su Thielen – ed esalta sia lo stesso Diggs, che gli aggancia sulle 20 un lob in caduta svignandosela in endzone, sia la coppia Hunter-Weatherly in due sack a Garoppolo, il cui dosaggio di un 3rd e 12 profondo è impreciso di quei millimetri che ci pensa Samuel a guadagnarsi di voglia contro Barr e Rhodes. I Vikings mordono ancora il rookie dei Niners con Harrison Smith, al quale il challenge nega un fumble inizialmente assegnato dagli arbitri, Rhodes e lo stesso Smith arrivano in tempo perché il suo tuffo verso il touchdown si fermi una yarda prima, Coleman lo lascia riposare varcandola di rincorsa (14-7 49ers) e Garoppolo, per rinnovargli ciecamente la propria fiducia, si prende da Kendricks l’intercetto che Thielen e un sack di Ford traslano nel field-goal di Bailey dalle 39. Minnesota ne regala, però, 15 sul ritorno post-intervallo di James, tradito da una scivolata sulle sue 22 proprio mentre Hill stende con foga non richiesta Dwelley: quanto conti un fischio del genere ce lo dicono il prodigio in presa di Bourne su un 3rd e 5 lungo di Garoppolo, una serrata serie di run di Coleman propedeutica al field-goal di Gould, che calcia il 17-10 da posizione assai più comoda di quella che i Niners avrebbero potuto meritarsi senza quella flag e – perché nel football ogni evento è collegato a quello precedente – l’intercetto a Cousins di Sherman. Una violenza non necessaria di Bosa gli cancella con aggravio di ulteriori due yards un ritorno da 13, ma non è un problema se, dalle tue 44 anziché dalle 45 avversarie, puoi permetterti di far scorrazzare Mostert e Coleman. Il secondo frana a testa bassa in endzone (24-10 San Francisco), l’altro gli spiana l’erba ricoprendo anche un fumble di Sherels sull’ingannevole punt a scendere di Wishnowsky: Wilson e Harrison Smith d’orgoglio puro in trincea su Kittle e Gould ancora facile nei pali dalle 21. Vikings quasi a casa, ma non stonerebbe – e, chissà, forse riaprirebbe pure la contesa - un ‘giallo’ punitivo del contatto (4th e 1 a 2’29” dal termine) Moseley-Diggs nelle 5 dei 49ers che poi, di fronte ad un down identico, rendono a Minnesota la palla che Barr scippa a Breida. L’eventuale recupero di Minnesota posticipato di 50 (preziosi) secondi, Thomas e Bosa sackano Cousins ammutolendo ogni illazione.
Fabrizio Mancini
Le lunghe notti della NFL
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