Broncos sepolti nella neve di Kansas City

A Denver a certe condizioni atmosferiche dovrebbero esserci abituati: completamente fuori contesto come un drappello di pinguini in marcia su una spiaggia dei Tropici invece i Broncos sulla e nella neve (a -5) di Kansas City. Partono dal Colorado per divertirsi, come a Houston coi Texans domenica scorsa, nel prendere a lanci in faccia i Chiefs i giocatori di Vic Fangio: una volta in campo, poi, non vedranno l’ora di uscirne lasciando vinta la partita a Mahomes e compagni. Partita che, peraltro, dura solo tre quarti e altrettante azioni, finendo con l’intercetto-Broncos di Simmons a presidio del primo angolo della endzone: Kansas City la incamera prestissimo fin dalla ricezione da touchdown di Hill su missile di Mahomes da metacampo e si permette già qui una simulazione (non riuscita) all’extrapoint. Marshall inibisce a Colquitt lo spazio per un servizio esterno a Sherman, ma per Denver le cose andranno comunque a peggiorare proporzionalmente al meteo: sack di Okafor a Lock, due penalità contro Attaochu e Yiedom, ma nessuno che si oppone né con le buone né con le cattive a Mahomes (un ininfluente sack di Harris a parte), McCoy, Kelce, Watkins e Thompson. Fortunati i Broncos se i Chiefs capitalizzano solo con la doppietta al piede di Butker in 6 minuti e ardimentosi nell’affrontare le intemperie con un bell’esterno di Lock a Fant: tentato bis dall’altro lato su Sutton in touchdown, Mathieu vola a togliergli la palla e McManus calcia a sua volta nei pali per il 3-12. Un altro paio di cariche ai Broncos da Kelce (Butker ancora al piede per il 15-3 che archivia il primo tempo), mattatore immarcabile anche al ritorno dagli spogliatoi: contribuiscono Bell e una difesa-Broncos disintegrata a morte in un terribile uno-due touchdown-conversione su Hill e Watkins. Nel football la manifesta inferiorità non esiste, ma formalmente KC, intercettando Lock con Thornhill, il match lo ‘sospende’ comunque anzitempo. Comcedendo a Simmons – contro-intercetto già menzionato a Mahomes - l’onore delle armi.

Fabrizio Mancini Le lunghe notti della NFL