Solo mezza Cincinnati, quella ‘offensiva’, gioca per l’onore, l’altra è in campo esclusivamente per farsi umiliare. Ad una squadra in forma pazzesca come Baltimore, peraltro, neanche puoi permetterti di chiedere di lasciare per strada qualcosa, Harbaugh agevola già tanto i Bengals se li considera cavie da esperimento per un Lamar Jackson più da passaggio e meno da corsa che, però, fa il bravo scolaro ubbidiente solo per due quarti, poi si stanca di ispirare touchdown agli altri (7-0 e 21-3 Andrews, 14-0 Ingram) e, a metà terzo periodo, dopo un fumble Bernard-Clark-Thomas, parte di slalom da metacampo e stacca il destro dall’acceleratore solo una volta raggiunta la endzone. E’ 35-10 Ravens, eppure non sta andando malissimo il tirocinio – pur severissimo – di Finley, che Taylor schiera titolare in regia per capire quanto e se possa valere Dalton, tolto l’intercetto con ritorno in touchdown da 89 yards di Peters per il 28-3 Baltimore, ha portato Cincinnati a punti due volte su quattro drive: field-goal di Bullock sullo 0-14 e difficile ricezione alta di Eifert con Carr alle costole. Per i Bengals c’è ora solo da evitare un cappotto peggiore di quello che, in Week 1, Baltimore ha regalato ai Miami Dolphins (59-10) al quale, dopo l’incompleto (4th e 2) Finley-Erickson, le 20 yards di pass di Jackson ricevute a mèta da Marquise Brown e il sack-fumble a Finley portato dentro da Bowser dalle 33 di Cincinnati, i Ravens devono solo mettere il fiocco. Harbaugh, inserendo Griffin, ordina però la tregua: i Bengals intercettano il vice-Jackson, corron0 24 yards in 6 down con Mixon e calciano dalle 39 il field-goal del 13-49 finale con Bullock.
Fabrizio Mancini Le lunghe notti della NFL
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